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Ve la ricordate la sigla del cartone animato il Tulipano Nero, cantata da Cristina D’Avena? Se vi capita il testo sotto mano troverete molte analogie con Taranto. Mi spiego.

La sentenza del Consiglio di Stato è arrivata come una doccia fredda. Per chi alle docce fredde non è abituato. Una sentenza nella quale non possiamo entrare nel merito, certo, ma di cui riusciamo a scorgere alcune incongruenze riassunte in questo articolo scritto su ‘Il Tacco d’Italia’: Ex Ilva, Consiglio di Stato: “L’area a caldo non si chiude”, ma Taranto dice “basta”

Le associazioni si affrettano a fare sit in, annunci di nuove potentissime iniziative. Insomma la battaglia va avanti.

Nel frattempo il Ministero della Transizione Ecologica non concede la proroga ad Arcelor Mittal sugli interventi di adeguamento della batteria 12, confermando il termine del 30 giugno. La salute prima di tutto. Ma come? Non era tutto a posto per il Consiglio di Stato che nel tentativo -maldestro- di smontare la sentenza della Corte europea scriveva che ‘le misure previste dal Piano risultano in corso di realizzazione e non emergono, dagli atti endoprocedimentali o dal provvedimento gravato, particolari ritardi o inadempimenti rispetto alla loro attuazione.’ Manco il tempo di discuterne, ecco Cingolani che mette i puntini sulle ‘i’: Ex Ilva. Dal ministero: no a proroga interventi su batteria 12. Ecco perché.

Ovvio il ricorso al Tar Lazio da parte di Arcelor Mittal che chiede di sospendere immediatamente gli effetti del decreto Cingolani. Ma stavolta non funziona. Il Tar Lazio ha deciso che è prioritaria la salute dei cittadini ma decide di entrare nel merito il 20 luglio prossimo. Insomma ultimamente i Tar stanno dando tante soddisfazioni -dopo circa 10 anni- sulla questione Ilva. Non vorremmo dover aspettarne altri 10 di anni per avere dalla nostra anche il Consiglio di Stato. Per ora c’è la Corte europea che con sentenza definitiva ha condannato l’Italia smuovendo un po’ le acque. Bene. Anzi male. E siamo fiduciosi che il terzo grado di giudizio possa confermare le condanne di primo grado del processo ‘Ambiente Svenduto’. Resta un fatto, un’evidenza: non c’è davvero nulla da festeggiare. Solo tanti colpi di qua e di là…’Cosa accadrà, cosa accadrà’.